Il beneficio sociale al centro della valutazione d’impatto. Il caso ST Fundation
Valutazione d’impatto: che cos’è, come funziona, può aiutare il lavoro della nostra organizzazione? Abbiamo seguito la presentazione del case study di ST Microelectronics Fundation, il cui percorso di valutazione è stato al centro dell’incontro organizzato da Altis, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica, il 26 giugno scorso.
“Dopo 14 anni di esperienze condotte in 26 Paesi, di testimonianze raccolte sull’utilità del nostro Digital Unify Program (DUP) e monitoraggio delle attività” ha spiegato Giovanna Bottani, Operations Senior Consultant di Fondazione ST “Abbiamo scelto di interpretare le nostre attività in modo diverso e abbiamo chiesto aiuto ad Altis: nel 2017 è partito un progetto di valutazione dell’impatto della durata di un anno per analizzare il reale cambiamento prodotto dal DUP in tre paesi chiave: Burundi, India, Marocco”.
Un anno dedicato realizzare e analizzare 7.316 questionari suddivisi nei tre paesi, in parte somministrati in cartaceo, in parte online, all’inizio e al termine dei corsi. Protagonisti i partecipanti ai corsi ma anche le loro famiglie, i partner locali e gli insegnanti.
Valutazione d’impatto significa non fermarsi alla realizzazione di un progetto ma domandarsi che cosa è successo dopo. È un processo di rendicontazione sociale che come tale ha forti implicazioni sia interne che esterne all’organizzazione, perché riguarda l’esercizio della responsabilità, il saper rendere conto e la capacità di analizzare fattibilità e ricadute di ogni decisione. Per poter fare sempre meglio e con sempre maggior consapevolezza.
Centrale, in questo genere di processo, l’avvalersi di competenze tecniche per entrare nel merito di ogni aspetto e di competenze metodologiche per gestire il rapporto tra misurazione e valutazione.
Dalla valutazione che ST Fundation ha realizzato con il supporto di Altis sono emerse aree di miglioramento per i partecipanti ai corsi del DUP, che tracceranno l’orizzonte per le azioni future del programma. In particolare è emerso che i partecipanti ai corsi, pur essendo generalmente consapevoli delle proprie competenze ICT apprese nel corso (+65% utilizzano il pc per scrivere il curriculum, +59% in grado di utilizzare email, +43% in grado di navigare in internet), non mostrano fiducia nell’apprendimento autonomo del computer in futuro. “Per questo motivo” ha spiegato ancora Giovanna Bottani “ tra i risultati ottenuti abbiamo un toolkit, già implementato nel nostro sistema di reportistica che ci darà il feedback su quali siano gli impatti non su tre paesi e su campioni significativi, ma su tutti gli studenti. Questa valutazione è stato un grande test. Abbiamo visto che lo strumento funziona e ora lo inizieremo ad utilizzare su tutti gli altri Paesi. È stata dura ma da oggi inizia una visione nuova nella ST Foundation”.
Come dire: valutazione d’impatto per entrare nel merito del beneficio sociale e assicurare ogni sforzo verso il miglior rendimento possibile.
CREDITS foto Altis